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colle mani, scelse qualche cosa, che osservò attraverso alla luce nascente della finestra, e passò davanti all’uscio di Beatrice.

Ascoltò.

Essa dormiva col fiato pesante.

Davanti a quell’uscio, mentre stava col pugno stretto, sentì come un coltello in mezzo al cuore.

Non c’era più tempo da perdere. In anticamera Giovedì si mosse un poco e si lamentò.

— Dormi, povera bestia!

L’uscio che dava sul pianerottolo era rimasto aperto. Lo riaccostò senza far rumore e corse a precipizio su per la scaletta del solaio.


*


Arabella sognava d’essere nella chiesuola delle monache, occupata a ornare di fiori una statuetta della madonna. Da qualche tempo essa si preparava alla prima Comunione e il suo cuore era pieno di visioni: quando fu svegliata bruscamente da un forte abbaiare. Alzò un poco la testa, in preda ad uno strano spavento; portò la mano al cuore, dove sentiva uno schiacciamento come un chiodo premuto, girò gli occhi intorno.

I vetri cominciavano ad imbianchire nella