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Ebbene, a quest’uomo non si davano nemmeno tre giorni per ordinare le idee, per accomodare un debito.

Sonarono le quattro e tre quarti a una graziosa pendolina di nichel posta sul caminetto.

Nella stanza vicina, non divisa dallo studietto che da un semplice assito aperto in alto, dormivano i suoi figliuoletti minori, Mario di circa sei anni e Naldo di quattro anni e mezzo, due bei bambini, che avevano gli occhi del babbo e la carnagione bianca della mamma.

Arabella, di dodici anni e mezzo, dormiva in una cameretta più lontana.

Cesarino amava immensamente i suoi figliuoli, e sebbene li vedesse attraverso lo specchio falso delle sue grandi idee e della sua ambizione, l’affetto suo non era per questo meno vivo e sincero. Arabella specialmente era il suo cuore, perchè ragazza, perchè la prima, perchè bellissima. Questa bambina d’un biondo chiaro, con magnifici occhi neri pieni di riflessi, cresceva a precipizio con una personcina aristocratica, mobile, nervosa come la natura del babbo, ma d’animo dolcissimo come la mamma. Che cosa sarebbe stato di questi ragazzi fra ventiquattro ore? Come avrebbe potuto un povero padre sopportare lo sguardo pieno di lagrime di