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discese a corsa la stradetta alzaia, che passa sotto il ponte e rasenta il pelo dell’acqua. Qui non c’è che un passo, chi voglia farla finita colla vita.

La gente voleva la sua morte: la voleva anche lui. Ma quando fu sotto, al buio, un pensiero, che fin qui aveva cercato di non lasciarsi vedere, e che se ne stava rintanato nella parte più oscura del cuore, ributtato le cento volte da una passione più avara e più dispettosa, come se a un tratto ricuperasse una giovanile energia, urtò, rovesciò ogni altra considerazione e uscì con tutto il suo disperato entusiasmo a fermare un pover’uomo dall’ultimo passo.

E quei poveri figliuoli?

E la sua cara Arabella?

Questa veniva quasi più avanti degli altri bambini nella sua chiara biondezza, nella sua bellezza alta e sottile.

Egli era uscito per andare a una festa da ballo senza quasi guardarli in faccia quei figliuoli e non poteva morire senza vederli ancora una volta.

Non poteva morire così come un gatto senza provvedere in qualche maniera, non al proprio onore (questo era perduto per sempre), ma all’onore, alla protezione di quei poveri figliuoli. La sua morte doveva almeno esser utile a qualcuno.