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III.
Stavo in estasi a contemplare dall’uscio una quadriglia, in cui la signora Pianelli girava come un arcolaio ingarbugliato, quando sentii una mano leggera sulla spalla.
— Scusi, ho ancora bisogno d’un favore.
— In ciò che posso.... — balbettai, spaventato dal terrore che vidi in fondo agli occhi del povero Cesarino, mentre mi seguiva in un angolo del salotto.
— Ricevo adesso una lettera, in cui mi si dice che un mio commilitone è in fin di vita alla Casa di Salute. Il poveretto è solo, senza parenti, e siccome mia moglie desidera rimanere, così se non le rincresce di accompagnarla ancora a casa dopo la festa....
— Si figuri — risposi, — fin che resta mia sorella sono a sua disposizione.
— Vai proprio, Cesarino? — domandò la signora Beatrice, sopraggiungendo in quel punto tutta lieta e scalmanata.
— Il signore è tanto gentile.... Può essere