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La portinaia gli disse che il signor Demetrio era ancora alle Cascine Boazze per fuggire i rumori del sabato grasso. Combinazioni! Le Cascine Boazze sono quasi sulla strada tra Milano e Melegnano, e Cesarino v’era passato davanti il giorno prima.

Si fermò sulla porta a pensare se doveva riprendere il tram e tornare indietro.

In faccia sorgeva il bigio e grave palazzo arcivescovile dove abitava lo zio canonico, uomo rigoroso e papista, il quale non aveva mai voluto riconoscere un nipote mezzo repubblicano, mezzo framassone, che leggeva il Secolo, non andava a messa e faceva battezzare i figliuoli più per rispetto umano che per convinzione. Cesarino si fece coraggio.

Entrò nel silenzioso cortile dell’Arcivescovado, che nel suo profondo e squallido raccoglimento faceva uno strano contrasto colla colorita baldoria che rumoreggiava sul corso, di cui arrivavano le voci come onde morte che morivano contro le livide pareti. Chiese al portinaio del canonico Pianelli e gli fu indicato un uscio in fondo al portico a destra, dietro le due gigantesche statue di Aronne e di Mosè, bianchi e solitari abitatori di quel morto recinto.

Sonò un campanello davanti all’uscio che gli fu indicato e venne ad aprire una donna di servizio.