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sul loro carro rustico, lo salutarono col segno di chi invita a mangiar i gnocchi, e lo invitarono ad andare con loro al corso di gala.

Lord Cosmetico avrebbe per un giorno cambiata volentieri la sua sorte con loro. Sentì suonare le due e mezzo all’orologio dell’Ospedale. In quella triste Rotonda c’era forse qualche malato che non avrebbe nella sua miseria cambiata la sua sorte con lui. Nel suo pensiero il signor Cesarino si paragonava a questo e a quello con un senso d’invidia, che aveva qualche cosa di nuovo e di cruccioso nel suo cuore.

Eppure, perseverando nell’opinione che un Cesarino Pianelli non sarebbe affogato in un bicchier d’acqua, gli pareva di sentirsi ancora della forza in riserva. Egli poteva transigere una volta coi puntigli personali e andare in cerca di suo fratello Demetrio, col quale era in discordia da dieci o dodici anni per vecchie ragioni d’interesse. Poteva anche cercare di un suo zio canonico del Duomo.

Seguendo il filo invisibile dei suoi pensieri, venne per le strade spopolate di San Barnaba e dell’ospedale, passò il Naviglio al ponte di legno e si lasciò condurre fino a San Clemente, dove da molti anni il suo fratello Demetrio, un orso della Bassa, abitava tre stanzette sopra le tegole nella casa dei Mazzoleni.