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gnor Isidoro Chiesa l’aveva imbrogliato. E il signor Isidoro rimproverava alla sua volta il genero d’aver mancato di parola e quasi voleva essere rimborsato delle spese fatte sulla sua promessa.

Si lasciarono col veleno negli occhi.

Tornato in città, il Pianelli saltò nella prima vettura che gli capitò davanti e si fece condurre a casa del Martini. Non lo trovò nè a casa nè alla Posta. Allora, temendo che Beatrice cominciasse a pensar male, rientrò a casa sua a pranzo, un po’ tardi, e inventò delle scuse. Mangiò poco e sempre sopra pensieri. Dormì poco e agitato tutta la notte, ma sicuro in cuor suo che un migliaio di lire si trovano subito in Milano, basta a cercarle. Venne il mezzodì, vennero le due del sabato. Aveva pregato tre o quattro amici, inutilmente. Tutti erano dolentissimi, ma si sa gl’impegni...., le spese, gli anni cattivi.... Una volta si spinse fino al Ponte de’ Fabbri nella speranza di trovare il Pardi per via e toccargli il cuore, ma, non sentendosi il coraggio di salire su in fabbrica, andò a riflettere nella solitudine dei bastioni.

Solo, col capo basso, col passo molle dell’uomo che va a spasso, più irritato che triste, sotto i nudi ippocastani ancora rattrappiti dal freddo, Cesarino lanciava di tempo in tempo un’occhiata sdegnosa sulla città, sua grande