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getti e di riforme, aveva trovato in Cesarino Pianelli il genero del suo cuore.
Una certa somiglianza di carattere e di tendenze impediva a ciascuno di loro di conoscere i difetti dell’altro, come capiterebbe a due trombettieri sulla fiera, che, suonando l’uno troppo vicino all’altro, l’uno non sente le stonature dell’altro.
Questi due uomini avevano una stima illimitata dei loro ingegni e nel conseguimento dello scopo comune si aiutavano in una maniera mirabile a rovinarsi. Da un pezzo in qua vivevano prestandosi a vicenda una grande opinione, con cui cercavano di fare ancora una certa figura nel mondo, come due spiantati che hanno in due un solo vestito di gala, che si prestano nelle grandi circostanze.
Il signor Isidoro, quando vide Cesarino scendere dal tram, gli andò incontro coll’allegria del cane che rivede il padrone. L’avvocato Ferriani gli aveva scritto che per continuare una certa causa di cui Cesarino era informato, occorrevano almeno settecento lire: e Cesarino le aveva promesse qualche mese prima. Il buon suocero credette in coscienza che venisse a portarle.... Del telegramma non parlò neppure.
Si può immaginare se il loro colloquio fu consolante. Cesarino, irritato, nervoso, uscì in parole, che volevano quasi dire che il si-