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Milano non si accorse menomamente della partenza del signor Demetrio Pianelli e, passato qualche tempo, nessuno pensava nemmeno ch’egli fosse al mondo. Solamente il buon Bianconi, che era successo al trono, discorrendo qualche volta col vecchio portiere Caramella, lo nominò, scrollandovi dietro il capo in aria di compassione, picchiando coll’indice la fronte per indicare che in quella testa c’erano delle idee dure come le noci. Il commendatore Balzalotti, con tante faccende tra le mani, fece mettere la posizione del signor Pianelli a protocollo, un librone che fa una ventina di migliaia di atti all’anno, e passò ad un altro numero.
Milano si occupò invece per una settimana della sanguinosa tragedia del Ponte dei Fabbri. I giornali s’incaricarono di fornire i più minuti particolari, inventando naturalmente quello che non potevano sapere, descrivendo la casa, la fabbrica, la morta, il vivo, la catastrofe, il sangue, le voci che correvano nel quartiere intorno al carattere e ai rapporti fra i due coniugi Pardi. Chi dava ragione al