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alla testa, cieco, col sangue negli occhi, finchè quel povero corpo si sfasciò quasi sotto la sua mano, scivolò dalla sponda e con un tonfo di roba morta andò a piombare nell’angolo della stretta.

A quel tonfo Pardi si risvegliò come da una ossessione.

Aprì gli occhi alla vista esteriore, si vide la mano e il braccio chiazzati di sangue, buttò via l’arnesaccio che aveva in pugno e, rantolando nell’affanno della respirazione, fuggì, passando per la scala buia, attraverso l’intricato labirinto della fabbrica, precipitò per l’angusta scaluccia nel sotterraneo della macchina, urtando due volte la testa nei travi di ferro, e senza cappello, colla testa ferita e sanguinolenta, col pugno stretto come se brandisse sempre lo strumento del delitto, mormorando meccanicamente la profezia della mamma, andò a consegnarsi alle guardie di via Lanzone.

Chiamato in fretta il signor delegato Broglio, che, come al solito, faceva la partita ai Tre Scanni, Pardi, in uno stato da far pietà ai sassi, gli disse singhiozzando:

— Mi mandi al Cellulare, ho ammazzato mia moglie.