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— Pardi, Pardi.... che cosa fai? per la tua mamma....
Pardi, fuori di sè, andava dietro come un pazzo frenetico a quella figura bianca che scivolavagli davanti. Coi capelli sciolti, cogli occhi spaventati, pallida come una morta, Palmira guardò se era il caso di affrontare il nemico, di avviticchiarsi al suo collo, d’avvilirlo, come le altre volte, colle strette, coi baci, colle lagrime.
Era tardi: non aveva più davanti un uomo.
— Pardi, tu vuoi ammazzarmi — continuò a strillare. — Ohimè l’anima mia! Aiuto.... Gente! ah brutto assassino!
Prese una seggioletta di paglia ch’era lì e la gettò nelle gambe del suo assalitore.
Pardi scavalcò l’ostacolo e ridusse la donna tra il letto e il muro.
Palmira non ebbe più nè uscita nè scampo. Afferrò per ultima difesa un cuscino del letto e con questo affrontò il nemico, urlando parole dilaniate; ma il suo giudice era troppo forte, e aizzato da troppi demoni per ascoltare una confessione. Soffocò le strida, buttando la donna bocconi sul letto, premendola alla nuca colle dita e colle unghie dentro la bella massa di capelli neri, come farebbe un leopardo pien di fame sopra un agnello, e colla destra che trasse di tasca cominciò a menar colpi su quel gracile corpo, al fianco,