Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/516


— 506 —

sfrontata che dovesse far traboccare il vaso dell’ignominia e dargli il coraggio della vendetta.

Palmira, accesa dalla luce lattea che s’irradiava dal globo, e ingentilita dalla nuvola bianca che la circondava, ridendo sempre per sostenere colla voce l’enorme fatica della sua parte scabrosa, seguitò:

— Sicuro, un articolo di legge che non permette, pare, a una vedova di rimaritarsi prima che sia trascorso un dato tempo. È naturale. Il signor Paolino non può accettare un’eredità senza benefizio d’inventario.

Pardone si voltò del tutto e si appoggiò colla schiena alla pietra del camino. Le due mani nelle tasche della giacca — con una delle quali stringeva sempre l’impugnatura — il capo un po’ curvo avanti, affascinato da quella voce che diceva la verità, eccitato più che dal risentimento, da una trepida speranza che il brutto sogno si dissipasse da sè, dopo un garbuglio di suoni, che egli trasse a stento dalla strozza, chiese appuntando un dito verso Palmira:

— Tu hai dormito alle Cascine?

— Sì, — disse Palmira, sollevando gli occhi, coll’estremo e freddo coraggio di chi lotta per la vita. — Sì, perchè? — ebbe forza di ripetere, ingrandendo quei terribili occhi, con cui soleva vincere sempre.