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Milano coll’ansia d’un capitano che teme di aver perduta una battaglia, e che si affretta, in mancanza d’altro, a coprire la ritirata. Le parve lieta la musica del tric-trac che l’accolse all’entrare in casa sua. Avrebbe voluto che Secco uscisse subito a salutarla per leggergli negli occhi. Non era uomo che sapesse nascondere un pensiero. Ella capiva subito al suo grosso respiro quando c’era in aria una tempesta. In quel momento si sentiva il coraggio di mentire fino alla perdizione dell’anima, senza battere palpebra, sicura già in cuor suo di poter compensare il tradimento e la bugia con un entusiasmo nuovo e straordinario di bene. La coscienza formulava già un caldo e sincero proponimento di penitenza e di ravvedimento, appoggiato al giuramento di non tentar più in nessun modo la pazienza di Dio e quella del più buono dei mariti, di non uscire più col pensiero dal suo guscio, di espiare insomma con una vita raccolta le aspre e terribili sfrenatezze della colpa.

Pensando queste cose in un fascio, per quanto si possa pensare col cervello in fiamme, salì a corsa le scale.

— Non c’è lui? — chiese alla donna, entrando colla furia di una gazzella inseguita.

— L’aspettava a colazione. Vedendo che non veniva, sarà andato alla trattoria.