Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/471


— 461 —


— Sono io, il Berretta.... — disse la nota voce del portinaio.

— Che cosa c’è? — dimandò aprendo la porta. — M’avete fatto un tal spavento!

— C’è abbasso un signore che desidera parlare a lei, sora Beatrice.

— Un signore? non vi ha detto il suo nome?

— No, o forse non ho capito.

— Non lo conoscete?

— Non mi è faccia nuova: pare un po’ esaltato. Gli deve essere accaduta una disgrazia....

— Ditegli che veniamo subito abbasso.... — soggiunse Beatrice con un tremito nella voce.

S’era ridotta quasi ad aver paura dell’aria e andò a immaginare che fosse qualche altra disgrazia.

Quand’ebbero finito di vestirsi, madre e figlia discesero quelle benedette scale, forse per l’ultima volta. Arabella pareva una candela.

Sotto il portico, a’ piedi dei gradini, passeggiava un signore grasso, che, al veder la signora Pianelli, le andò incontro colla furia d’un uomo disperato. Beatrice riconobbe in lui il signor Melchisedecco Pardi, il marito della bella Palmira, e capì dalla sua faccia smorta e stravolta che aveva poco dormito anche lui.

Anche lui, come Demetrio Pianelli, come Paolino delle Cascine, era un’anima in pena