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parole vive, e nulla era di più naturale che Paolino s’ingelosisse e mandasse a monte il matrimonio. Ella dunque era chiamata a scegliere tra questi due uomini, ossia non era più nemmeno il caso di scegliere. Il suo destino non poteva essere che uno solo, quello di salvare un pane ai suoi figliuoli. Era dover suo di dimostrare a Paolino che mai aveva pensato a Demetrio, che nessuno gli era stato al mondo più antipatico e più odioso....

In questa lotta di due uomini, per non dire di due ombre, si mescolava nei brevi sopori della fantasia un’altra ombra, quella di Cesarino, che pareva quasi contento che tutto andasse a monte senza che Beatrice, immersa nel superficiale dormiveglia delle ore mattutine, potesse afferrarne il motivo.

Sentì Arabella che parlava in sogno.

Suonavano in quella tre ore a San Lorenzo. La bambina, che si era addormentata sopra una paurosa sensazione, e che continuava anch’essa ne’ suoi sogni a leggere il piccolo libro della sua vita, a un certo punto balzò a sedere sul letto, esterrefatta, e gridò:

— No, papà, no, papà.... Mandate via quel cane.... Mandate via quel cane....

— Arabella, che hai? che cosa dici? — dimandò la mamma, balzando anch’essa a sedere sul letto, stringendo la ragazza nelle braccia.