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na, con una voce che risonò anche al suo orecchio in un tono più caldo e diverso dal solito. — Avete detto bene: è il destino.... Abbiate pazienza, Demetrio.

— Sì, sì, sì! — esclamò Demetrio, sollevando la testa e sporgendo sulla sedia le due mani giunte, come se volesse rinnovare una preghiera. — Sono uno sciocco.... lo so: addio, non vogliatemi male.

E cercò di sorridere per togliere al discorso quanto vi poteva essere di penoso e d’imbarazzante per lei.

— Abbiate pazienza.... — ripetè meccanicamente Beatrice, avviandosi verso l’uscio, tremando, stentando il passo, come se due forze contrarie si disputassero la sua pigra volontà.

Sulla soglia si fermò, chinò la testa quasi contro lo stipite, soffrendo della sua ignoranza che non le suggeriva nulla da dire, nemmeno una parola di cortesia e di carità verso un uomo che aveva sacrificato tutto per lei, il suo pane, la sua pace, la sua libertà, il suo cuore, soffrendo in silenzio, senza chiedere mai nulla per sè. Si fece improvvisamente pallida....

Demetrio, accovacciato, più che seduto sulla sedia, la contemplava coll’avidità con cui il morente segue l’ultima striscia di lume che tremola nella sua pupilla. Poi chinò un poco la testa. La credeva partita....