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fiando nella polvere, gonfiando le nari, leccandogli i piedi.
— Che.... che miracolo? — mormorò Demetrio, alzandosi e rimanendo immobile colla mano appoggiata alla sedia. — Siete a Milano?
— Sì, per questa notte.... Son venuta a prendere Arabella che fa gli esami dimani. Ma devo prima parlarvi.
Beatrice trovò Demetrio molto abbattuto e invecchiato, e lui s’umiliò al cospetto di una signora che pareva cresciuta di nobiltà nell’eleganza degli abiti nuovi e signorili.
— Che cosa è accaduto? — chiese ella per la prima, mentre abbracciava con una rapida occhiata la povertà della stanza in disordine e la valigia fatta e pronta sopra la tavola.
— Che cosa? — chiese distrattamente Demetrio fingendo di non capire il senso della domanda.
— Sono venuta apposta anche per questo, e non voglio partire senza conoscere la verità.
— Quale verità? sedetevi.
Demetrio mandò avanti una sedia, dove Beatrice si pose a sedere, mentre egli tornava ad appoggiarsi colla vita alla tavola.
— Paolino aveva bisogno di parlarvi, è venuto a Milano, andò a cercarvi all’ufficio e ha sentito....
— Che cosa? — chiese con un filo di voce Demetrio, abbassando gli occhi.