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A tavola i due fratelli mangiarono di poca voglia e quasi senza parlare. Nè, per quanto si voltassero nel letto, ciascuno per le ragioni sue, riuscì la notte a togliersi di dosso le spine che la bella rosa aveva seminato nelle lenzuola.


*


Demetrio intanto seguitava a vendere.

Non restava quasi più che il letto per dormire, qualche sedia, i pochi vasi, le gabbie. Le erbe, le lunghe tredescanzie, le piccole edere, i bei ciuffetti di musco languivano di sete, s’impoverivano nella polvere, essiccavano di malinconia come il loro padrone.

La valigia era preparata.

Non potendo portare con sè anche i compagni della sua solitudine, pensò di dare la libertà ai canarini, rendendo così felici dal fondo della sua tristezza quelle piccole creature.

Collocò le tre gabbie sul davanzale della finestra, cogli sportelli aperti verso lo spazio e sedette ad aspettare che i canarini si sprigionassero da loro stessi.

Giovedì, che in questi ultimi giorni s’era attaccato al padrone, venne a sedersi accanto, col muso in aria, cogli occhi vaganti ora verso lo zio, ora verso le gabbie.