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Paolino se ne venne via lentamente, ripetendo ad ogni gradino della scala:
— O bella, o bella, o bella.
Quando fu in fondo, capì di non aver capito niente, e, non volendo andarsene così, tornò di sopra, aspettò che il Caramella tornasse in anticamera, lo tirò in disparte, e, facendogli scivolare nella mano un biglietto da due lire, gli chiese sottovoce:
— Ho bisogno di sapere com’è stata questa faccenda.
La goccia d’olio fece subito il suo effetto.
— Cara lei, — disse il vecchietto con una voce meno arrugginita, in un italiano più di confidenza, — c’è stato del ciar e scur, un benedetto omm!
— Con chi?
Il Caramella si guardò un momento intorno e, tirando con una insolita affabilità il signor fittabile (lo giudicò subito per tale) in un andito più scuro, abbassando le palpebre sugli occhi, prese a dire sottovoce:
— L’è sempre la storia che el pesce grosso el mangia el piscinin. Il signor qui.... il mio capo.... sa.... il cavaliere.... il commendatore.... — e indicava un uscio dietro di sè, movendo il pollice dietro la spalla, — l’è una brava persona, ma el g’ha il suo lato debole, ghe piacciono un poco le donnette.... Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra. —