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rio, di Naldo, della Carolina, del signor Demetrio — che non si lasciava più vedere.

Si fermava coi piedi nell’erba o nel fango a strologare il tempo verso Milano, verso Lodi, verso il Varesotto, colla presa di tabacco nelle dita, senza risolversi mai a fiutarla, non risparmiando le notizie storiche sull’abbazia e sui monaci di Chiaravalle, ai quali dobbiamo il bonificamento delle terre e il primo incanalamento delle acque, con altre notizie sul famoso campanile, da dove, narra la storia, Francesco I, re di Francia, assistette alla celebre battaglia di Marignano, vinta dal maresciallo Gian Giacomo Triulzi, che riposa nell’atrio di San Nazaro, dove è scritto: Qui numquam quievit quiescit....

Il buon pastore non avrebbe mai finito di istruire la sua pecorella. Un giorno, tra le altre cose, tradì anche un segreto.

— Non è un segreto di confessione e posso dirlo. Sa che il signor Paolino è stato anche da me a chiedere un consiglio e che una volta mi ha portato anche una certa lettera? In quella lettera c’è una frase che non è del signor Paolino. A lei a indovinare! — e fiutato il grosso spolvero, scappò via ridendo verso la canonica.

Chi mandava razzi di gioia da tutti i pori era — e lo si capisce — il sor Isidoro Chiesa di Melegnano, il padre della sposa, uomo li-