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nella quieta aspettativa d’un avvenire chiaro, ma senza noiosi splendori, nella pace silenziosa dei prati, che mandavano già qualche profumo del fieno agostano, nel dolce e sicuro riposo, che aggiusta le ossa e riconcilia coll’esistenza. Dalla sua finestra, stando in letto, essa vedeva tutto quel gran verde fino alla strada provinciale che biancheggia nel mezzo. Non era più il rumore assordante e faticoso della città, ma una quiete deliziosa, immensa, non rotta che da qualche gallina chiocciante e dal ronzare degli insetti.
Il dottor Fiore di Chiaravalle abitava nella medesima casa. Vecchio forte sui sessant’anni, con una barba che pareva una spuma, s’era offerto a Paolino come cavalier servente e guardia del corpo. Accompagnava volentieri la sposina alle Cascine; veniva a tenerle compagnia la sera e si permetteva con un sorriso malizioso, che si perdeva nella barba, di darle anche qualche consiglio pratico sulla condotta che una sposa giovane, bella e vedova deve tenere con un marito un po’ troppo nuovo.
Anche don Giovanni, il vecchio curato, non nascondeva la sua soddisfazione morale d’aver acquistata una nuova pecorella. Se la incontrava sulla piazza della chiesa o in una strada, non risparmiava di congratularsi del suo bell’aspetto, di chiedere notizia di tutta quanta la famiglia, di Paolino, di Ma-