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visione nel morbido fruscìo del lungo strascico fosforescente.

Paolino abbassò gli occhi. Demetrio sollevò i suoi. Quei quattro occhi s’incontrarono, si fissarono, si parlarono. Quelli di Paolino parevano dire: — Hai visto? ho ragione di perdere la testa?

Gli occhi di Demetrio avevano invece un’espressione acuta di invidia e di gelosia. La bocca gli si riempì di un fiotto di saliva amara, che si sforzò di inghiottire. Si spaventò come se gli venisse addosso il mal caduco. Abbassò in fretta gli occhi, che sentì asciutti e quasi bruciati nell’orbita, e gli parve di vedere una chiazza sanguigna scorrere come una macchia di vino sul bianco della tovaglia.

Paolino non era tal uomo da accorgersi di questi piccoli fenomeni psicologici, e tutto pieno de’ suoi pensieri non aveva posto per i pensieri degli altri. Il caso aiutò l’uno e l’altro a levarsi da quel silenzioso imbarazzo. I due maschietti entrarono in furia ad annunciare che Ferruccio, vestito da pretino, veniva su per le scale.

I voti del Berretta erano compiuti, e il piccolo ricciolone, tosato come una pecorella e vestito di roba larga e regalata, veniva a farsi vedere, a salutare i vicini prima di entrare in seminario. Il Berretta, più felice egli del papa, andava mostrando quel suo figliuo-