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liti, dei cartocci di dolci, e un mezzo panettone. L’abbondanza cacciata dall’uscio era tornata dalla finestra.
— E dunque, sei proprio contento, Paolino?
— Se io sono contento? — ripetè il cugino, come se tornasse indietro per prendere la corsa. — Bevi, Demetrio.
— Non bevo, grazie.
— Un gocciolino....
— Mi farebbe male.
— È un vino bianco dolce che faccio io.
— Un’altra volta.... — insistè Demetrio, voltando di sotto in su il bicchiere, per non voler assaggiare il vino dell’altrui felicità.
— Verrai un giorno alle Cascine. Sento anch’io che sono un mostro d’ingratitudine. Tu mi dimandi se io sono contento...., capisco: è un rimprovero.
— Che rimprovero!
— È un rimprovero giusto e meritato, perchè io avrei dovuto darti subito questa notizia, scriverti una parola, farmi vivo una volta. Ma se ti dicessi che ho perduto la testa?
— Capisco.... del resto....
— Dopo che ho sofferto tutte le pene del purgatorio — come ti ho contato — dopo che senza Beatrice mi pareva che sarei morto asfissiato, quel giorno che la Carolina tor-