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— Son presso la signora Grissini. Aspettano Ferruccio che oggi s’è vestito da prete.

— Son venuto a disturbarvi?

— Birbante, tu fai delle maligne supposizioni.

Paolino prese il buon cugino sotto il braccio e lo trascinò nel salotto, dov’era ancora stesa la tovaglia.

— Qui si pranza.

— Abbiamo finito. Sono scappato a Milano per combinare la faccenda del domicilio legale. È necessario che Beatrice, per non perder tempo, si stabilisca subito in campagna. Abbiamo scelto Chiaravalle.

— Lei dunque ci ruba la signora Beatrice — disse Demetrio con un tono di recitativo d’opera. Ascoltò di nuovo il suo cuore: e gli parve di non sentirlo più, come l’orologio.

— Questo andare e venire è noioso per tutti. La voce del matrimonio è corsa, e i vicini vogliono dire ciascuno la sua. Un po’ di campagna farà bene anche ai ragazzi.

— Va bene, va bene.

Sedettero davanti alla tavola dov’erano rimasti gli avanzi del pranzo. Non era più il piatto di carne bollita o di pesce stantìo, o il pezzo di vecchio formaggio che un certo Demetrio soleva portare a casa nella cesta, lesinando sul quattrino: ma si vedevano molte bottiglie in tavola, dei piatti non troppo pu-