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L’emozione soffocò le parole in gola al pover’uomo, che faceva di tutto per non farsi vedere a piangere dalla gente.
Il Pianelli sentì alla sua volta farsi il cuore piccino. In quel momento avrebbe dato mezzo il suo sangue per evitare una consegna, da cui doveva risultare un ammanco di mille lire. Gli faceva orrore non meno il suo pericolo che l’idea di dare a un povero diavolo già così tribolato un colpo di quella sorta.
— La trovo in ufficio verso le tre?
— Sì, ci sono... — rispose il Pianelli. — Ecco il commendatore.
Vedendo venire il direttore, il Martini gli andò incontro, mentre il Pianelli, correndo via, cercò di sfuggire a quel penoso dialogo. Entrò in ufficio con passo confuso e legato. Gettò il cappello su una sedia, il bastone sul tavolo, e si fregò la fronte colle mani, tre o quattro volte, come se togliesse delle ragnatele dagli occhi.
Era mezzodì. Il Martini sarebbe venuto alle tre. In tre ore egli non poteva inventarle le mille lire, a meno di credere che il suocero si lasciasse commuovere all’ultimo momento: a meno di credere che Gesù gliele mandasse per compassione de’ suoi figli. Per Dio! (queste imprecazioni scattavano come tante scintille dall’anima sua spaventata).