Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 395 — |
suoi fegatini di pollo, e soggiunse: — Non parliamo di morti a tavola.
— È vero, — continuò l’archivista in mezzo al crescente frastuono delle ciarle e delle posate — è vero che il.... andava in casa della....
— Guarda, anche i pistacchi.... — disse il Bianconi, che non voleva quei discorsi.
— Che lei sia andata più volte da lui.... in via Velasca....
— Guarda, anche un chiodo di garofani.
— Pare poi che non s’intendessero sul conto.... Bolletta non quitanzata.... peh! peh! peh!....
— Ehi, là abbasso, è uno scandalo.... — gridò quel del catasto, che aveva già votate tre bottiglie.
— Brutto maccabeo! — grugnì il buon Bianconaccio col viso in brace, dando un pizzicotto alla coscia del compagno. — Va a stuzzicare l’eco, animale!
— I napolitani, i napolitani, caro commendatore, — gridava il commendator Ranacchi bel rosso in faccia rivolto al barone delle Ipoteche, — i napolitani ebbero sempre una posizione privilegiata nel catasto, e si può dire che non hanno pagato mai niente.
— Niente è troppo — obbiettò il commendatore Balzalotti che non voleva che un’affermazione così recisa a tavola offendesse il chiarissimo collega delle Ipoteche.