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suoi fegatini di pollo, e soggiunse: — Non parliamo di morti a tavola.

— È vero, — continuò l’archivista in mezzo al crescente frastuono delle ciarle e delle posate — è vero che il.... andava in casa della....

— Guarda, anche i pistacchi.... — disse il Bianconi, che non voleva quei discorsi.

— Che lei sia andata più volte da lui.... in via Velasca....

— Guarda, anche un chiodo di garofani.

— Pare poi che non s’intendessero sul conto.... Bolletta non quitanzata.... peh! peh! peh!....

— Ehi, là abbasso, è uno scandalo.... — gridò quel del catasto, che aveva già votate tre bottiglie.

— Brutto maccabeo! — grugnì il buon Bianconaccio col viso in brace, dando un pizzicotto alla coscia del compagno. — Va a stuzzicare l’eco, animale!

— I napolitani, i napolitani, caro commendatore, — gridava il commendator Ranacchi bel rosso in faccia rivolto al barone delle Ipoteche, — i napolitani ebbero sempre una posizione privilegiata nel catasto, e si può dire che non hanno pagato mai niente.

— Niente è troppo — obbiettò il commendatore Balzalotti che non voleva che un’affermazione così recisa a tavola offendesse il chiarissimo collega delle Ipoteche.