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di lui. Anche l’archivista, nella sua magrezza nervosa, sentiva gli effetti del vin bianco e dava di quei calci sotto la tavola.... Quando il Bianconi, collo zuccone basso, mormorava una facezia sul conto di qualcuno o di qualche cosa, il Caravaggio, che schizzava l’elettricità dagli occhiali, usciva a ridere con tali scoppiettii di pollo d’India che più di una volta i magnati piegarono il capo per vedere quel che succedeva «là abbasso».
Il Bianconi diventava rosso fin sotto alla radice de’ suoi capelli infarinati, e cercava di nascondere la faccia col cartellino del menu, ch’egli leggeva per la quarta volta senza capir nulla di quel francese stampato in oro.
— Almeno i piatti dovrebbero stamparli in ambrosiano! — disse al suo vicino, quando fu passata la tempesta. — Così non si sa nemmeno quel che si mangia: è come pranzare al buio. Sai tu, per esempio, che cosa sono i cornichons...?
— Cornicioni.... — disse il Caravaggio, scoppiettando come un legno secco sul fuoco.
— Cornicioni in insalata. Eccellenti! Scommetto che son lumache: qualche cosa coi corni dev’essere....
Venne in tavola un gran piatto di marbré con decorazione di gelatina, burro e tartufi, un vero monumento da far risuscitare il martire che se l’avesse meritato sulla sua tomba.