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— Avanti i giovani....

— Avanti il senno....

Il povero Bianconi si tirò in fondo in fondo in un cantuccio ad aspettare che la processione finisse di passare. Non abituato a ritardare il pranzo fino alle sei — che divennero come nulla le sei e mezzo — avrebbe divorato volentieri anche una celebrità o una competenza amministrativa per placare i rimorsi di coscienza.

E con tutto questo c’era ancora della gente che, davanti a un risotto di cui andava l’odore fino alla stazione di smistamento, stava sull’uscio a cantare: prego.... prego....

— Stiamo vicini noi due — disse sottovoce al Caravaggio, smorto anche lui come una pergamena per la gran fame.

Quando piacque al Signore, sedettero tutti a tavola e tutti tuffarono il capo nel risotto.

In principio, come suole accadere a questi pranzi, ci fu della freddezza e dello stento. La soggezione reciproca, dei piccoli verso i grandi, dei grandi verso i molti, quei piatti alti e pieni che nascondono la vista, quei camerieri di dietro, impalati, che ti guardano nel collo della camicia, questo e altro fa che ogni pranzo ufficiale abbia a cominciare col gelato e coi pezzi duri. Anche questa volta il più gran rumore lo fecero i cucchiai e le forchette: tanto che il Bianconi, abituato in