Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/392


— 382 —

più dimesso, — se ha delle ragioni, non è questo il luogo.

— L’offesa ch’ella ha fatto a quella donna è così vile.... — soggiunse Demetrio appuntandogli in faccia un dito.

— Di che cosa mi parla? — interruppe il commendatore agitando sotto il naso del Pianelli il foglio della Perseveranza, stropicciato come un fazzoletto, quasi avesse voluto pulir l’aria e far scomparire quelle brutte parole. — Che provocazione è questa? esca, le torno a dire. Che mi viene a contare a me di quella sua pettegola?

Demetrio lasciò cadere una mano con un colpetto secco sulla spalla del commendatore e gli disse:

— Badi a non offenderla di più, per il suo bene....

— Che, che, che.... è una minaccia? — balbettò il commendatore, facendo gli occhi grossi e spauriti, tirandosi più che potè sul muro.

— Badi, — e il Pianelli lo fissò coll’occhio cattivo — io non ho mai date lezioni sull’arte di saper vivere, ma posso insegnare a lei e a qualcuno più bravo di lei come si rispetta una povera donna.

— Ehi, di là..., Bianconi; bravo, venga qui.

Il Bianconi, che stava dietro l’uscio ad ascoltare con un gran dolore ai ginocchi, quando