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più parole che non avesse in mente di dire, ma le pronunciò senza declamazione, quasi sottovoce, con un tono e un gesto che conservavano ancora, alla lontana, un’apparenza di rispetto.
— Guardi come parla.... — comandò con un alto sussiego il commendatore, e indicando la porta col dito, aggiunse: — Mi vada fuori dei piedi.
— Andavo bene: è lei che mi ha chiamato indietro per il gusto d’insultare un povero orfanello. Siccome non ha potuto oltraggiare l’onore di una donna onesta, crede di vendicarsene....
Demetrio alzò le mani colle dieci dita aperte.
— Esca, dico.... — l’altro gridò, quanto è permesso di gridare a un superiore, facendosi smorto e agitandosi tutto nel piccolo spazio tra il muro e la scrivania.
Demetrio, sempre sospinto da una violenza che non sapeva più imbrigliare, fatto un altro passo avanti, seguitò:
— Crede di vendicarsene col gettare l’infamia sul capo de’ suoi figliuoli.
— Per Dio.... — tornò a dire il commendatore, agitando le carte con un moto convulso: ma non voleva d’altra parte col gridar troppo esagerare lo scandalo, far correre gente, compromettersi in faccia ai subalterni. — Faccia il piacere — tornò a dire con un tono