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tile, arrendevole con tutti, specialmente con coloro dell’amicizia dei quali egli dubitava di più.

Pardone non si lasciò vedere. O s’era già seccato abbastanza di quel Circolo o non voleva incontrarsi con Cesarino Pianelli. Ma anche senza di lui la festa non fu meno chiassosa e brillante. Il vino di Barolo e qualche bottiglia di Sciampagna aiutarono a far dimenticare i pensieri cattivi che ciascuno non aveva potuto lasciar fuori dell’uscio: ma Cesarino se li trovò sul cuscino del letto al suo primo svegliarsi il giorno dopo. Si ricordò del Martini, del suocero, dei denari che non aveva più e saltò dal letto coll’intenzione di correre subito a Melegnano: ma riflettè che per l’assenza del cassiere egli non avrebbe potuto per quel giorno allontanarsi dall’ufficio. Non volendo perdere un tempo che andava facendosi sempre più prezioso, col capo ancor pieno di sonno, uscì di casa e mandò al signor Isidoro Chiesa di Melegnano questo telegramma:


«Mi occorrono subito mille lire. Portale tu. Grave disgrazia.

Beatrice».


Poi si recò all’ufficio e vi stette fin verso le dieci. Ma parendogli d’essere sulle spine,