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mo sostenuto sì, ma non in furia, — senta una parola.

Demetrio si voltò e venne con tre passi lenti, in preda anch’esso a un tremito convulso, verso la scrivania del suo superiore, e interrogò con una faccia di uomo che ha il sole negli occhi.

— È lei che mi ha raccomandato un ragazzo per l’orfanotrofio?

— Difatti, una volta.... — balbettò.

— È figlio di un suo fratello, eh?

Demetrio disse di sì col capo, e inghiotti una goccia di saliva.

— La ringrazio tanto: mi ha fatto fare una bella figura nel Consiglio. Di che male è morto il padre di questo ragazzo?

Demetrio, come se gli saltasse in corpo un razzo, fece un altro passo, quasi un salto, collocò la roba su una sedia e domandò:

— Perchè?

— Dimando a lei di che male è morto il padre di questo ragazzo, perchè doveva informarmi: era dover suo, e non permettere che una persona rispettabile andasse a raccomandare a persone rispettabili il figlio di uno che si è impiccato per debiti. Che cosa crede? che gli orfanotrofi siano fatti pei figli dei ladri e dei falsari?

Demetrio, non più così ingenuo come una volta, capì benissimo che il signor commen-