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portare un po’ troppo; ma non poteva più far sparire il biglietto e l’involtino senza dare nell’occhio o senza provocare una questione, che adesso gli era diventata indifferente. E intanto questi due uomini, fingendo di non accorgersi l’uno dell’altro, stavano lì sospesi, come ai due estremi di un’altalena in bilico, dove uno non può cadere, se non fa cadere anche l’altro, e nessuno dei due può andarsene finchè la trave resta in bilico.
È da queste posizioni incomode, più che da istinti malvagi, che gli uomini sono tratti qualche volta a farsi del male.
Il commendatore, attaccato il cilindro al chiodo, stava tirando la punta ai guanti, mentre dava, in piedi, una prima occhiata superficiale alle soprascritte delle lettere e al fascio degli affari. L’occhio andò naturalmente a cadere anche sul biglietto da cento e sull’involtino. Non capì a tutta prima, prese in mano il misterioso peso, stracciò coll’unghia un lembo della carta, vide un che di lucido, ruppe ancora di più l’involucro, capì, arrossì come una ragazza còlta dalla mamma con un libro disonesto in mano, infuriò dentro di sè, un tremito nervoso lo prese, smosse, per far qualche cosa, della carta, mentre una parola furibonda, attraversando tutta quella fiammata di vergogna e di sdegno, gli venne due volte sulla punta della lingua: