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— Che cosa c’è? — chiese il commendatore Filippo Balzalotti colla sua voce flemmatica di buon padre di famiglia, arrestandosi un poco sulla soglia, lindo nel suo abito nero, col panciotto bianco di piquè, lucido, pulito come uno sposino, con una espressione di bontà e di indulgenza sparsa come una spalmata di vernice sulla superficie della sua faccia di canonico.
— Politica, della brutta politica, commendatore — si affrettò a dire il Quintina, che non era uomo da perdere troppo facilmente le staffe.
Il Bianconi, a cui tremavano le polpe delle gambe, per aiutare a porre un cerotto si fece un coraggio da leone e disse:
— Come impiegato anziano ho l’onore, commendatore, di far parte di un comitato d’onore incaricato d’invitarla a un modesto banchetto in onore della.... del....
— Della ben meritata onorificenza di cui sua Eccellenza il Ministro volle onorare la signoria vostra — continuò l’archivista tutto d’un fiato, come se sonasse una trombetta.
— Oh! oh! — esclamò tutto confuso il commendatore, — che cosa vien loro in mente? un banchetto a me? non sono un ministro.
— A questo penseremo in seguito — fu pronto a dire il Quintina, a cui stava bene la lingua in bocca. — Intanto è un vivo biso-