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con.... contento, sor.... — e in luogo del nome sostituì una smorfia della faccia, che gli fece raggrinzare tutta la pelle del naso.

— Con.... contentissimo.... — strillò il gobbetto, agitando le gambe.

Demetrio aveva preso con sè il famoso braccialetto coll’intenzione di consegnarlo al portinaio della casa dei bagni in via Velasca, come aveva consigliato Beatrice, e come se il regaluccio lo rimandasse lei, senz’altro, senza rinvangare il passato e far scene e scandali, di cui oggi si sentiva ancora meno il bisogno.

Ma fuorviato dai discorsi, stuzzicato dall’ironia punzecchiante del Quintina e dalle insistenze banali del Bianconi, più per un capriccio di resistenza che non per un partito preso, fu tratto a commettere uno sproposito, che forse non era nel suo programma e nemmeno secondo i dettami di quell’arte di saper vivere ch’egli voleva adottare per sistema.

— So bene che al signor Pianelli non mancano i fondi — seguitò a dire il Quintina, socchiudendo con malizia gli occhi e mettendo fuori la voce in una cantilena canzonatoria.

— Lei è un uomo spiritoso, — rispose Demetrio con un senso di schifo — ma io potrei dimostrarle che pensa e che dice delle cose stupide.

— Ma che storie? ma che vuol dimostrare?