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al nostro cavalier Balzalotti, che è stato in questi giorni insignito d’una distinzione che si può dire guadagnata col sudore della fronte. — Il piccolo ragioniere strizzò un occhio verso i colleghi con un sorrisetto un poco malizioso. E continuò: — Dobbiamo a lui l’approvazione del nuovo organico, dico poco? se adesso andremo in carrozza, è merito suo. Ma, scherzi a parte, ho già raccolto undici belle firme, vede? aggiunga anche la sua e faremo così la cena degli apostoli. Il Giuda sarò io.

A questa facezia il Quintina fece seguire una risata clamorosa come il suono di due pantofole sbattute, e ripetendo un suo movimento abituale, mosse le gambe nell’atto che tirava un poco i calzoni sui fianchi.

Demetrio rispose anche lui con un sorriso pieno di sarcasmo, e disse tranquillamente:

— Io non firmo niente.

— Che, che.... — esclamò il Quintina, — lei non farà questo torto a un commendatore della Corona d’Italia.

— Io non firmo niente — ripetè Demetrio senza andare in collera, ma con accento d’uomo persuaso di quello che fa.

— Perchè non vuoi firmare se ci stanno gli altri? — saltò su a dire il Bianconi, a cui quel rifiuto pareva una cosa orribile. — Ho firmato anch’io.... — soggiunse con un to-