Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/371


— 361 —

far senza per vivere. Non era il cuore, no: il cuore, a furia di colpi, si indurisce e impara a resistere. Ciò che lo pungeva era un pensiero che non avrebbe saputo mettere in carta, ma che egli riassumeva all’ingrosso in una parola: la fede.... Sì, egli aveva creduto per un momento di esser buono a qualche cosa in questo mondo. Colla sua fede aveva abbracciato i dolori di una povera famiglia, sollevata un’anima dal purgatorio, salvato dal disonore il nome di una famiglia, creato il sentimento di quella donna.... Oh sì, quella donna l’aveva in certa qual guisa creata lui. La gente non aveva che scherno e disprezzo per la povera bambola; ed egli s’era illuso per un momento che la bambola avesse sangue e lagrime e sentimento.... e che gli volesse infine un poco di bene.

E invece nulla, nulla, nemmeno una parola di carità.

Essa era venuta più per sbrigarsi di una convenienza e di un braccialetto che per chiedergli un consiglio, più per pregarlo a fare dei passi per lei, che non per consolare un povero malato.

Si vedeva che la felicità era seduta come in un trono nel suo cuore: le gote, gli occhi, la voce, i movimenti mandavano fuori la contentezza da tutte le parti.

Essa stendeva avidamente le mani all’oc-