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screpolature dell’ammattonato. Seguì un po’ di silenzio.

— E adesso avete deciso? — chiese finalmente il malato.

— Adesso non so. Se devo rimaritarmi non lo faccio per me, ma per i miei figliuoli. Non posso fare un matrimonio di slancio come si dice, nè di poesia, si sa, è naturale; ma devo riflettere a molte cose, dico bene? L’offerta del signor Paolino fa onore al suo buon cuore. È un galantuomo, un uomo di gran cuore e penso che se il povero Cesarino legge nelle mie intenzioni, non può che approvarmi. Anche la sua posizione è buona. Dicono che sia molto ricco. Anche l’idea di andare in campagna non mi dispiace. Ho patito tanto in questo brutto Milanaccio, che mi sembrerà d’essere un uccello fuori di gabbia. Penso anche a quel povero uomo di mio padre, che invecchia e peggiora tutti i dì. Non c’è più nulla a sperare nelle sue cause e anche il sogno della dote è sfumato. Voi non potreste continuar sempre nei vostri sacrifici, e poi dovete pensare anche ai casi vostri. La Carolina.... vi ho detto che è stata a Milano? Sicuro, fu a trovarmi ieri l’altro dopo forse vent’anni che non si moveva dalle Cascine, e me ne disse tante che mi ha quasi persuasa. Povera donna! Un gran cuore anche lei....