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esempio, conosceva tutta la geografia come il Pater noster, e gli faceva piacere di stare a sentir da lei la faccenda degli equinozi, che proprio egli non capiva ancora bene come siano fatti.
Quando si sentiva Ferruccio — non ancora vestito d’abate — zufolare sulla scala, Arabella raccomodava, ancora una volta, le pieghe del letto, dava un bacio, una carezza allo zio, e usciva col suo passetto d’uccellino, lasciando un senso di lieta freschezza nell’aria.
Nella soave spossatezza della convalescenza, Demetrio si divertiva a ripensare la graziosa figurina della ragazza, quegli occhi di un’acqua così limpida, a pronosticare l’avvenire, a immaginare quel che egli avrebbe fatto di quella bambina, se fosse stata sua.
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Come aveva promesso, Beatrice mantenne la parola e si fece vedere anche lei una festa dopo la messa.
Demetrio, avvertito, l’aspettò tutta la mattina con un battito di cuore, che egli fingeva di non ascoltare. Volle però che la camera fosse pulita e fresca e fece collocare ai piedi del letto la vecchia poltrona con su un cusci-