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una luce di questo mondo che veniva a dissipare le ombre de’ sogni, ma un fuoco d’anima viva, come irraggia dalle carni degli innocenti.
Sbarrò gli occhi, e disse:
— Sei proprio tu?
— Sì, son io — disse Arabella, che sedeva ai piedi del letto.
— Credevo di sognare.
— Come si sente, zio?
— Mi pare di star meglio. È un pezzo che sei qui?
— Un paio d’ore. Dormiva così quieto, che non ho osato farmi sentire.
— Che giorno è?
— È sabato.
— Diggià? Mi pare di aver fatto un gran sogno. Come stanno a casa?
— Bene. Alla mamma pesa che lei resti qui solo, la notte.
— C’è quel buon uomo che mi cura.
— Se potessi star qui con lei....
Demetrio la ringraziò con un sorriso.
— Adesso credo che il più grosso sia passato. Non fu qui anche un dottore?
— Sì, tre volte. L’ho fatto chiamare io.
— Tu sei una cara....
Lo zio Demetrio allungò la mano e strinse un poco il braccio della fanciulla. Si sentiva la testa più sgombra, gli occhi meno brucianti