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splendore, gettò un gran grido di gioia, buttò le braccia al collo del suo Cesarino, e fu a un pelo di perdere i sensi per la contentezza. Quasi piangeva anche lui, il grand’uomo, per la consolazione. La Elisa con quattro tagli adattò il giro della vita e orlò il corpo e la sottana d’un pizzo dorè, d’un bellissimo effetto provinciale, come allora usavano.

Beatrice non avrebbe mai voluto uscire di camera per il piacere che provava nel mettersi e nel togliersi quel vestito. Per quanto fu lungo il giovedì in casa Pianelli si mangiò poco e con disordine. Per levarseli dai piedi, i ragazzi furono mandati dai signori Grissini, i vicini di casa. Tutto il dì fu un andare e venire di gente e di roba. In cucina non si accese il fuoco; Beatrice si contentò d’inghiottire in fretta qualche uovo sbattuto nel vino con qualche biscotto bagnato dentro, e di rosicchiare in piedi dei pezzi di cioccolata col pane. Cesarino, tutto occupato nei preparativi della festa nelle sale del Circolo pranzò al Caffè.

Tornò verso le nove di sera per vestirsi. Non trovando più posto nella stanza da letto, tutta seminata e ingombra di pizzi, di fiori, di blonde, di guanti, di stivaletti e di scatole aperte sul letto, sulle sedie, sul pavimento, il signor Pianelli dovette prendere