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— Metta pure i capelli del soggetto tra le dita della paziente e faccia con piena confidenza d’animo quelle domande che crede.
E sparì, lasciando solo Paolino con quella donna addormentata.
Sulle prime a costui venne un’idea strana, cioè d’infilar l’uscio e di scappare: ma non si fidò; e poi bisognava pagare. Che cosa doveva dire? come poteva muovere le mandibole che parevano scassinate? la sonnambula lo aspettava in silenzio, senza dare nessun segno di impazienza, senza mandare un sospiro. Pareva morta, morta davvero. Paolino palpitando introdusse e intrecciò delicatamente alle sue dita la ciocchetta dei capelli, che Anita strinse, e cominciò a palpare sempre cogli occhi chiusi e colla testa rovesciata indietro, coi piedi allungati sullo sgabello.
Dopo un bel momento di silenzio, dimandò con un vocino tenero, amoroso, tutto affetto e compatimento:
— Te vuoi sapere?
— Se mi vuol bene.... — balbettò in fretta Paolino, arrossendo come un ragazzo che si lascia cogliere sulla pianta dei fichi.
— Vedo bene che tu l’adori come le viscere del cor.
Paolino chinò la testa. La voce armoniosa e molle di Anita sollevò tutto quel mucchio