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perdere tempo, andò a sedersi, anzi a distendersi sulla poltrona, dopo aver accomodato i capelli un po’ di qua e un po’ di là sulle spalle. Distese anche le gambe, appoggiò i piedini sopra uno sgabello, lasciò cadere le braccia allentate lungo le coscie e, socchiudendo gli occhi, disse:
— Fa pure, Marco.
Paolino nel veder quella povera donna così distesa per causa sua, come se si preparasse a un supplizio, cominciò a soffrire nel suo buon cuore e si attaccò ancora più stretto alla tesa del cappello.
Madama Anita, oltre ad essere una bellissima donna, aveva dei tratti così gentili, degli sguardi così dolci, dei sorrisi così commoventi, che guadagnava subito la simpatia dei suoi clienti. Si diceva ch’ella fosse una contessa di Pesaro, nipote d’un cardinale, d’una famiglia antichissima, ma decaduta da un pezzo per molte traversie.
A Milano non le volevano bene soltanto le bottegaie e le donnette del popolo, ma c’erano delle contesse e delle marchesine, che le scrivevano lettere piene di affetto e di riconoscenza e che le regalavano anelli, braccialetti, collane. Si diceva anche che la macellaia di via del Torchio, per gratitudine d’essere stata guarita da un pericolo di flemone, le mandava a casa per tutto il tempo che ma-