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cisione delle altre volte, fece un’altra giravolta per la stanza, per sgranchire le gambe, e canterellando un’arietta, uscì dalla corsia, chiamando apposta: — Gerolamo....
Il portiere si fece chiamare due volte, finalmente comparve dalla parte della scala con un inaffiatoio in mano. Pianelli si fermò a dargli qualche ordine, in tono alquanto ruvido; ma poi si rabbonì d’un tratto e soggiunse:
— Non devo pagarti dei sigari?
— Sì, i cinque virginia di stamattina.
Il Pianelli mise una lira nella mano del portiere e se ne andò senza aspettare il resto. Superbo sì, ma generoso! Uscì che già cominciava ad imbrunire. La giornata era tornata bigia e noiosa. Molta gente veniva dal centro con aria poco contenta, e qua e là luccicava qualche ombrello aperto sotto la luce che mandavano fuori le vetrine illuminate. Il signor Pianelli saltò in una vettura e in men di mezz’ora pagò il Carini, il Cappelletti, la Società del gas, mostrandosi nè corrucciato, nè allegro, ma colla naturalezza dell’uomo che sa fare una giusta economia del suo tempo. Gli avanzarono ancora trecento lire, colle quali avrebbe potuto offrire qualche altra soddisfazione agli increduli; ma pensò di farsi vedere anche al Circolo, dove gli operai finivano di dare l’ultima mano ai preparativi.