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tima di una forza alla quale non sapeva resistere.

Ma il dispetto furioso, a poco a poco vinto dalla stanchezza stessa dei nervi, cominciò a cedere il posto a un’altra riflessione se pure meritava questo nome un lembo di sereno, che usciva or sì or no in mezzo alla nuvolaglia di tante brutte cose.

Quel lembo di sereno era Beatrice.

In fondo all’aspra battaglia, nell’abisso della sua vergogna, il pover’uomo si sentiva avvicinato non uno ma cento passi a quella donna.

Qualche cosa che non si sa definire, qualche cosa che ti piglia e ti stringe i sensi del cuore, dandoti in mezzo alle sofferenze dell’agonia una goccia di dolcezza, seguitava a invadere l’anima.

Egli viveva di quella goccia. Capiva come si possa accettare anche di morire per inebriarsi una volta di quella dolcezza e come si possa morire volentieri una volta gustata.

Essa lo aveva chiamato una volta caro Demetrio; aveva steso verso di lui le braccia, supplicando ancora la sua protezione. Aveva con due parole perdonate tutte le amarezze sofferte da lui e le offese a cui l’aveva esposta la sua grossolana ignoranza.

Beatrice nella sua bontà semplice e mite era passata in mezzo alle calunnie, come uno