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st’orazione, sogghignando dal suo posto alla poltrona vuota del cavaliere, la quale nella sua matronale tranquillità pareva rispondere: Io non c’entro.

Lavorò poco, confusamente, evitò d’incontrarsi coi colleghi — birbonacci anche loro!

— Vengano adesso a implorare la parolina! Venga il signor Bianconi, caro anche lui con quel fare di gattamorta! Non c’è più da fidarsi in questo mondo, nemmeno dei più vecchi amici.

Una volta il Ramella, vedendolo passare, corse ad aprire la porta e a far le riverenze.

— Stia comodo, — gli disse Demetrio con un sorriso amaro e gonfio — adesso è finita l’entratura.

— Cosa? — domandò il portinaio, che non aveva capito.

— Uuh! — rispose con voce nasale Demetrio, rincagnando la faccia.

«Non c’è più da fidarsi di nessuno.... Cara anche quella signora Palmira co’ suoi buoni consigli, co’ suoi segreti protettori. Bel regalo che ha fatto all’amica del suo cuore! e adesso bisogna trovare subito cento lire da restituire al buon benefattore, e bisogna farlo subito, per telegrafo se occorre, perchè certi denari bruciano le mani. Dove trovarle cento lire? non le avrebbe chieste certamente a Paolino