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Non voleva commettere, come si dice, una porcheria.

Più d’una volta aveva assistito allo spettacolo miserevole delle altrui prevaricazioni, e troppo bene conosceva le conseguenze d’una cattiva azione per giocare alla cieca una carta così pericolosa.

Il Martini s’era fidato di lui, come un uomo si può fidare d'un fratello, e per quanto l’occasione lo tentasse, per quanto la responsabilità ufficiale non fosse sua, per quanto un’irregolarità si potesse sempre giustificare colla scusa che non v’era stata regolare consegna, per quanto insomma un uomo che affoga non abbia rimorso di attaccarsi a un altro uomo, anche per affogare con lui, con tutto ciò egli sentiva troppo altamente di sè per scendere fino al punto di coprire un abuso con una malvagia azione.

La sua idea non era di tradire un povero diavolo, nè di toccare i conti di cassa: ma solamente di approfittare dell’assenza del Martini per provvedere provvisoriamente a una dura necessità. Con un migliaio di lire alla mano egli poteva far tacere sul momento i più feroci creditori, smorzare i sospetti, rifare per un giorno il suo credito in faccia agli amici, dare degli acconti al Carini, al Cappelletti, alla Società del gas, sventare, scombuiare la trama invisibile di tanti invi-