Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/305


— 295 —

una mamma.... Anzi ci ho qui una lettera di Paolino.

E slacciati i bottoni dell’abito, Demetrio cacciò la mano nella tasca di sotto, chinandosi giù giù, come se pescasse in un pozzo.

— Sedetevi.

— Comodissimo.

— Devo parlarvi di una cosa.... — tornò a dire con voce tremolante Beatrice, facendo violenza alla sua timidezza.

— Se sapeste Demetrio che cosa mi è capitato!

— Che cosa?....

— Ah Signore, che spavento! sono ben malata per questo.

— O di.... diavolo!....

Demetrio, che aveva già la lettera di Paolino in mano, si voltò verso il letto e appoggiò le mani sulla sponda. Beatrice, sul punto di confessare al cognato il suo gran sproposito, provò un senso di ribrezzo e si raccolse nelle coltri, come se volesse sprofondare e scomparire nel letto. L’occhio di Demetrio passò rapidamente sulla persona di lei e andò a figgersi nella testa di un Cristo coronato di spine che pendeva a capo del letto.

— Diavolo! — ripetè con un filo di voce. — Che cosa vi è capitato?

— Come posso dirlo?.... Mi pare che andrei più volentieri incontro alla morte.

— Alla.... alla morte?