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dine. Era qualcuno che si divertiva bestialmente a tormentarlo per il gusto di vederlo soffrire.

Se avesse avuto tempo di scrivere a suo suocero.... Ma il buon uomo stava fino a Melegnano e i denari occorrevano subito. Poichè c’erano dei maligni interessati a comprometterlo, a questi egli voleva rispondere col denaro in mano. Sonavano le quattro, quando entrò nel locale della Cassa. Non c’era nessuno, gli sportelli erano chiusi. Il portiere aveva chiuso anche le gelosie della stanza che stava immersa in una mezza luce grigia, dentro la quale dominavano, nella loro massiccia riquadratura, le due casse di ferro, d’un colore verdastro lucido, a grosse borchie ribadite sulla lamiera. Quelle due casse erano piene di denari.

Il Pianelli, che nella sua paurosa disperazione sentiva quasi attraverso alla grossezza del metallo la presenza del demonio che lo tentava, cominciò a soffrire d’inquietudine, mosse qualche passo per la stanza, si asciugò la fronte madida di sudore, andò a vedere se il portiere era ancora di là, nella corsìa, oltre l’assito: non vide nessuno, accostò l’uscio, girò lentamente la chiave, e si trovò solo in compagnia di quei due mostri di ferro, che lo chiamavano colla voce potente del loro ventre.