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— Anch’io! — pronunciò una voce forte di uomo che soffre.

Che gioia s’egli fosse stato il padre di quel bambino!

Oggi capiva ancor meno come il povero Cesarino avesse potuto desiderare le fatue vanità della vita, quando il Creatore l’aveva fatto padrone di queste preziose realtà.


*


«Quale ricchezza, quale gioia, quale gloria più superba per un uomo che il sentire la sua stessa vita palpitare al di fuori di sè in un altro essere uscito da sè, che non morirà in noi, ma consegnerà ad altri esseri che verranno la parte nostra immortale, in una catena che forse va a finire nelle mani di Dio?

Più avrai mortificato in te le forze generose e feconde della vita, più avrai vissuto di te e più sentirai al volgere dell’età la ribellione di tutti i sensi a questa cupa condanna della solitudine e della morte. Non è soltanto un grido d’amore che ti risveglia, ma un desiderio, un bisogno di paternità, più grande ancora dell’amore, un bisogno e un desiderio che non si estinguono nelle onde